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Dai nostri Studi Professionali alla Strada: il benessere psicologico nella società post-moderna richiede una pluralità di fattori che richiederebbero competenti e funzionali politiche sociali.

"L'uomo salì in auto pieno di diffidenza, che si trasformò via via in una vera e propria angoscia territoriale, non appena dalla visuale del finestrino sparì alla vista il campanile del suo paese. Il campanile rappresentava per l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio domestico, senza il quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo riportarono indietro in fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal finestrino, scrutando l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo quando lo rivide, il suo viso finalmente si riappacificò." (Tratto da "La fine del mondo" di Ernesto De Martino)

La prima parola che viene in mente trattando un tema arduo come il lavoro psicologico e terapeutico con le migrazioni è senz'altro "sfida". Come definire altrimenti un lavoro che è allo stesso tempo scontro ed incontro, e che negli ultimi anni mobilita gran parte dell'immaginario collettivo e cross-mediale dell'informazione pubblica e privata?

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