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Consigli, no...proposte per il nuovo anno

19 Gennaio 2016
Pubblicato in Psicologia clinica Etichettato sotto

Poco prima della fine di ogni anno e sicuramente nelle settimane successive i media, i social, riviste patinate e chi più ne ha più ne metta amano sicuramente fornirci i "loro" consigli per "cominciare al meglio il nuovo anno" o robe simili dello stesso tipo.


Non meraviglia che nell'era digitale della comunicazione di massa ciò che poteva essere appannaggio della generazione precedente, o di saggezze antiche o di familiari a cui premeva la nostra cura, sia diventata materia da social network. Le relazioni umane evolvono e con esse i mezzi con cui queste relazioni si dipanano e quindi che sia facebook piuttosto che Vanity Fair a indicarci la via per un anno migliore, poco male. Semmai possiamo provare a capirci meglio su cosa, di volta in volta, possa rivelarsi utile o cosa no.

Nelle discipline scientifiche riguardanti la psiche, più o meno legate alle scienze umane o alle neuroscienze, non c'è posto per il "consiglio" così come comunemente (e correttamente) inteso: un avvertimento, un suggerimento, frutto dell'esperienza e delle capacità individuali poste al servizio degli altri. E non ci può essere posto perchè della sofferenza, dei disadattamenti, dei bisogni e delle potenzialità di un individuo qualsiasi, l'unico vero e riconosciuto "esperto" è l'individuo stesso. Certo la statistica sociale ci permette di comprendere come le sofferenze umane, così come le gioie, si assomigliano sempre ma non per questo si disconosce l'unico fatto certo: ogni individuo è unico e irripetibile nel mondo, così ogni sofferenza (o gioia) rappresenta un'unicità palese. I consigli valgono per quello che sono: avvertimenti appunto! Vivere è tutt'altra roba...

Nella terapia della Gestalt, che si tratti di interventi volti allo sostegno psicologico o di interventi psicoterapeutici veri e propri, ogni seduta è occasione di sperimentare condizioni nuove e maggiormente adattive di vita: nel caso di stati depressivi (qui è possibile trovare maggiori approfondimenti) è fondamentale infatti lavorare sulla "riattivazione" del corpo proponendo al paziente di prendersi cura di sè attraverso l'esercizio fisico, la fruizione artistica (qui è ben spiegato) o la ri-scoperta del mondo circostante. Allo stesso modo con sintomatologie tipo il
"disturbo di panico" si lavora attraverso la riscoperta delle proprie radici, del proprio oikos familiare...ogni sofferenza, unica e irripetibile
(giova sempre ricordarlo), avrà il suo lavoro terapeutico atto ad aumentare il grado di consapevolezza dell'individuo rispetto al proprio "universo" di riferimento.

Molteplici veri e propri esperimenti "del vivere" sono proposti in alcune fasi della psicoterapia in un esercizio di continua, dinamica e armonica apertura e chiusura verso l'ambiente esterno.

I consigli, come già detto, non trovano posto in quest'ottica...implicherebbero una differenza di potere tra un terapeuta onnisciente e forse addirittura onnipotente e un paziente passivo su quel che riguarda la propria vita. Questa sarebbe una situazione insostenibile perchè non promuoverebbe l'autonomia di ogni paziente nel mettersi alla prova durante il proprio percorso di evoluzione personale e di conquista del benessere.

Nessun consiglio, quindi...solo proposta al limite. E forse qualche proposta possiamo avanzarla anche da questo sito; d'altronde occuparsi di psicologia significa in primis occuparsi del benessere collettivo prima che individuale e quindi perchè non avanzare qualche proposta con questo articolo: provare una nuova esperienza non costa nulla e tutta l'ansia nel provare qualcosa di innovativo può diventare eccitazione e può rivelarsi arricchente.

Ecco qui allora cinque possibilità di nuove esperienze per il nuovo anno:

1 - Provare a trasformare qualche NO legato allo stress, alla fatica, alle difficoltà quotidiane in dei SI che aprono al mondo.
Potenzialmente è sempre possibile e le strategie per rispondere allo stress o alla stanchezza possono essere molteplici e non solamente ripetitive.

2 - Provare a essere propositivi verso l'esterno e non vivere tutto come una lotta.
La lotta e la conflittualità sono un elemento importante, socialmente ed evolutivamente, per l'essere umano ma quando il conflitto è l'unica soluzione continuamente proposta l'organismo ne risente anche fisicamente. Ogni emozione e sentimento ha, infatti, i propri correlati neurofisiologici e attivano diverse parti del corpo, dell'apparato cardiocircolatorio, dell'apparato muscolare e scheletrico e come ogni "sistema complesso" necessita di essere flessibile e dinamico in tutte le sue parti.

3 - Provare qualche volta a "bastarsi", "amarsi" e "sentirsi adeguati".
Essere in armonia con sè stessi significa anche spargere armonia attorno a sè; così come sentirsi bene significa trasmettere benessere attorno a sè. Il primo passo per prendersi cura del proprio ambiente, della propria famiglia, della propria comunità e prendersi cura di sè.

4 - provare a rendere la sofferenza funzionale, di volta in volta, a emozioni positive.
Il cuore è fatto per essere infranto, ma per nostra fortuna è altrettanto capace di trasformare il dolore in qualcosa di buono...in bellezza. Non esiste l'uno senza l'altra così come non esisterebbe il bianco senza il nero.

5 - provare a trovare il tempo giusto per "sentire" il proprio corpo.
Quando si ritrova il contatto tra il corpo e la mente, tutto l'organismo ne trae beneficio e da il meglio di sè; senza scordare che potenzialmente possiamo sempre rendere tutte le situazioni più confortevoli di quello che sono.

Lasciamoci sorprendere da quello che ogni nuovo inizio potrebbe riservarci...

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