Le forme di esistenza che si declinano nel mondo modulandosi come disturbo del comportamento alimentare non rappresentano un’alterazione della struttura socio-culturale attuale, ma al contrario ne rappresentano un’espressione caratteristica. La fase sociale contemporanea appare come un tempo di grandi trasformazioni, e quindi come un tempo di transizione, portatrice di conseguenza di notevoli aspetti di complessità.
I disturbi del comportamento alimentare quali anoressia, bulimia, iperfagia, ecc. sembrano rappresentare modalità di esistenza che intersecano tre campi d’esperienza: la corporeità e il suo declinarsi come funzione alimentare, la costruzione dell’identità di genere, i processi di contatto adolescenziali.
I disturbi alimentari si legano ad esperienze di vulnerabilità che nascono da quel particolare vissuto che si prova nel momento in cui ci si sente esposti, svelati nelle proprie ferite relazionali in un ambiente percepito come squalificante minaccioso, confusivo, danneggiante o invasivo. Tale vissuto può declinarsi in vari gradi nell’esperienza dell’incrinarsi della possibilità di essere in contatto con quello che ci circonda in modo pieno e spontaneo.
In queste situazioni il cibo e il corpo sono legati indissolubilmente (in maniera differente a seconda del disagio portato dalla/dal paziente) e diventano il grido con cui gridare al mondo la propria intenzionalità di entrare in contatto.
Per quanto riguarda il sostegno specifico che è possibile trovare durante una Psicoterapia, essa avrà il ruolo di favorire la costruzione, per la/il paziente, di nuove capacità di auto-sostegno e di auto-contenimento.
Ciò significherà per la persona in terapia: